SARI
Descrizione
Il Sistema Riconoscimento Automatico Immagini (SARI) è utilizzato dalla Polizia di Stato e utilizzato nell’ambito di attività di law enforcement.
SARI è sviluppato dalla società italiana Reco 3.26 S.r.l., e acquistato dal Ministero dell’Interno nel lontano 2017. Il sistema correntemente utilizzato dalle Forze dell’Ordine, denominato SARI Enterprise, consente di individuare una persona a partire dal confronto delle sue fattezze con l’insieme di volti registrati nel database di riferimento. Il sistema viene utilizzato per verificare l’identità anagrafica di un soggetto e i risultati possono orientare l’attività investigativa, senza tuttavia avere valore probatorio in giudizio. Dai dati raccolti da Irpi Media nell’ultima inchiesta relativa a questo sistema è emerso che l’utilizzo di SARI è comunque particolarmente intenso da parte delle forze dell’ordine: a fronte di ogni 1000 reati commessi, si contano 60 ricerche con SARI, e dal 2022 al 2023 le ricerche sono aumentate del 65%.
SARI non è solo SARI Enterprise, in uso dal 2018, ma ha coinvolto anche un progetto parallelo denominato SARI Real Time. Quest’ultimo è più complesso: astrattamente in grado di effettuare un riconoscimento facciale in tempo reale delle persone, SARI Real time non è stato più sviluppato a seguito di un parere negativo fornito dal Garante della Privacy nel 2021. La preoccupazione principale del Garante era legata al fatto che la tecnologia utilizzata da SARI Real Time portava, di fatto, ad una sorveglianza di massa continua per l’identificazione automatica delle persone: potrebbe rappresentare un grave pericolo per la privacy e la libertà delle persone, nonché essere una misura assolutamente sproporzionata per il fine ultimo di contrasto alla criminalità.
Sebbene SARI Real Time non sia di fatto in uso, il dibattito sul riconoscimento facciale in tempo reale in luoghi pubblici si è nuovamente acceso con la discussione e approvazione finale del testo dell’AI Act: la nuova normativa sull’IA sembrerebbe, ad un primo impatto, vietare quelle tecnologie in grado di porre in essere un’attività di riconoscimento biometrico real-time in luoghi pubblici, considerandolo alla stregua di un sistema che pone un rischio giudicato “inaccettabile.” Tuttavia, una più approfondita analisi dello stesso art. 5 dell’AI Act, in cui sono indicate le tecnologie vietate, rivela tutt’altre intenzioni del legislatore europeo, che ha ritagliato una serie di eccezioni, anche abbastanza ampie, di utilizzo di riconoscimento biometrico real-time in luoghi pubblici. Per cui, nulla potrebbe escludere, in un futuro nemmeno troppo remoto, la riabilitazione di SARI Real Time o di strumenti simili.
Criticità e censure del Garante per SARI Real Time
SARI Enterprise è stato oggetto di un’interrogazione parlamentare e di inchieste su diverse testate giornalistiche sin dalla sua adozione da parte delle Forze dell’Ordine. Questo perché il sistema si poggia su un database (AFIS) oggetto di forti bias: come riportato da Irpimedia, nel 2022 AFIS conteneva 13.516.259 cittadini da Paesi extra-europei, 1.654.917 cittadini europei e 3.289.196 cittadini italiani. Ciò significa che la maggioranza di profili appartengono a cittadini stranieri: secondo l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), AFIS è una banca dati discriminatoria in quanto non permette ai cittadini stranieri che ottengono la cittadinanza italiana di cancellare i propri dati se non dopo venti anni dall’inserimento, destinandoli a essere una presenza fissa in un database nato per registrare in primis persone che si sono rese responsabili di reati.
SARI Real Time è stato oggetto di un parere negativo del Garante della Privacy, il n. 127 del 2021, in cui ha sottolineato diverse criticità. Il sistema, che non è ancora attivo, utilizzerebbe telecamere per analizzare in tempo reale i volti delle persone in un’area delimitata, confrontandoli con una “watch-list” di massimo 10.000 volti. Il riconoscimento facciale, attraverso un algoritmo, genera un alert in caso di corrispondenza. Tuttavia, il Garante ha rilevato che il sistema comporta un trattamento automatizzato su larga scala che potrebbe includere persone non oggetto di indagine, come ad esempio partecipanti a manifestazioni pubbliche. Questo trattamento esteso rappresenta una forma di sorveglianza di massa che viola il diritto alla privacy e non ha una base giuridica adeguata.